Rixi avverte: senza Zaia rischio di spinte autonomiste incontrollabili in Veneto
Roberto Agirmo • 9 giugno 2025
Il ministro Edoardo Rixi ha recentemente dichiarato "In Veneto rischiamo di fare gli stessi errori di Genova. Senza Zaia, ci sarebbero spinte autonomiste incontrollabili."
La verità è potente. Ma senza orecchie libere, resta muta.
Viviamo in una Regione che, nonostante il suo contributo al Paese, continua a essere anestetizzata dal potere centrale. Il Veneto ha chiesto autonomia. L’ha fatto con un referendum storico. Ma la risposta è stata il silenzio. O, peggio, l’illusione.
Il sorriso rassicurante di Luca Zaia, la sua retorica pacata e apparentemente moderata, hanno fatto da coperta calda per un popolo che invece chiedeva scosse, verità, cambiamento. E così, mentre Roma ringrazia per la gestione docile del dissenso, i Veneti si addormentano ancora una volta sotto una cappa di immobilismo.
Il paradosso Zaia
Zaia, con la sua enorme popolarità, avrebbe potuto essere il simbolo di un risveglio. Invece è diventato lo strumento perfetto per disinnescare ogni istanza autonoma. Il suo nome è usato come garanzia di stabilità, ma dietro questa stabilità si nasconde la paralisi politica del Veneto. Non è un caso se un viceministro come Edoardo Rixi, parlando apertamente del possibile ritiro di Zaia dalla corsa elettorale, lancia un messaggio tra le righe: se Zaia non è candidato, qualcosa potrebbe accadere.
Cosa potrebbe accadere?
Potremmo svegliarci.
Potremmo aprire gli occhi e capire che il cambiamento non arriverà mai da chi è già parte del sistema.
Potremmo finalmente comprendere che l'autonomia non si conquista con le promesse, ma con il coraggio di cambiare strada.
Zaia è il cloroformio romano sul Veneto.
Roma ringrazia perché ha trovato nel Presidente veneto un alleato silenzioso. Un volto rassicurante per tenere buono un popolo che avrebbe tutte le ragioni per gridare. E mentre i problemi reali crescono — la sanità pubblica indebolita, i giovani che emigrano, i territori abbandonati — le parole restano solo slogan.
Ma ora è il momento di cambiare.
Le prossime elezioni regionali rappresentano una svolta storica. Per la prima volta, una parte crescente della popolazione veneta sta comprendendo che il tempo dell'attesa è finito.
Non possiamo più delegare il nostro futuro a chi ha dimostrato di non volerlo cambiare.
Dobbiamo Resistere.
Non con la rabbia fine a se stessa, ma con un progetto. Con una visione. Con il coraggio di proporre alternative vere.
Con Resistere Veneto. Con Riccardo Szumski.
Un progetto politico nuovo, fatto da cittadini, non da professionisti del potere. Un progetto che vuole ridare voce a chi è stato messo da parte. Che mette al centro l'autonomia vera, la sanità pubblica, la verità sulla pandemia, l'identità culturale veneta, la neutralità internazionale e la partecipazione diretta dei cittadini.
Non c'è più tempo per i sonniferi.
È tempo di accendere il faro.
È tempo di rompere la nebbia.
È tempo di Resistere.
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Le ultime audizioni desecretate della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid stanno facendo emergere un quadro che smentisce anni di narrazione ufficiale. Giuseppe Ippolito, membro del Comitato Tecnico Scientifico e della Task Force governativa, ha dichiarato testualmente: «Il piano pandemico? Mai discusso. Le decisioni? Politiche, non scientifiche.» Per anni ci hanno ripetuto che ogni scelta – lockdown, chiusure, sospensioni dal lavoro, obblighi sanitari – derivava dalla “scienza” e che non esistevano alternative. Oggi sappiamo che non era così : le decisioni fondamentali venivano prese a livello politico, senza un piano pandemico aggiornato , senza una reale strategia di prevenzione territoriale, e con un approccio ospedalocentrico che ha contribuito al collasso del sistema. Cinque verità scomode Alla luce di queste rivelazioni, non si può ignorare che molte delle critiche mosse allora da chi veniva etichettato come “no vax” trovano oggi conferma: I cosiddetti no vax che criticavano la politica, avevano ragione. Quando dicevano che esistevano cure per il Covid, avevano ragione. Quando denunciavano che la strategia “tachipirina e vigile attesa” era sbagliata, avevano ragione. Quando affermavano che intubare in certe condizioni equivaleva a condannare a morte, avevano ragione. Quando sostenevano che la gestione dell’emergenza fosse anche una speculazione politica ed economica a vantaggio di pochi, avevano ragione. Seguire i soldi per capire le responsabilità Basterebbe confrontare redditi e patrimoni di certi politici, dirigenti sanitari e medici con incarichi istituzionali prima e dopo la pandemia per trovare tracce evidenti di arricchimenti e conflitti di interesse . La storia ci insegna che seguendo i soldi si trovano i colpevoli . Ma, troppo spesso, chi ha soldi e potere è anche chi controlla le commissioni d’inchiesta . Perché questa verità ci riguarda tutti Non si tratta di rivincite ideologiche, ma di giustizia e responsabilità . Perché se chi ha gestito l’emergenza ha commesso errori o scelte consapevoli che hanno danneggiato vite, economia e diritti, è un dovere civile e morale pretenderne il rendiconto . Resistere Veneto continuerà a vigilare , informare e denunciare ogni tentativo di insabbiamento . La verità non può essere sepolta sotto anni di propaganda. Vedremo se questa Commissione avrà il coraggio di arrivare fino in fondo o se, ancora una volta, prevarranno gli interessi di chi deve proteggere se stesso.