Partecipare è resistere: il voto come strumento di cambiamento in Veneto

Roberto Agirmo • 28 maggio 2025

«Se votare facesse davvero la differenza, non ce lo lascerebbero fare».

Una frase che abbiamo sentito tante volte. Eppure oggi, quasi il 50% degli italiani ha smesso di votare. Succede anche in Veneto. Una scelta che nasce da delusione, sfiducia, dalla convinzione che tanto nulla cambierà.


Ma è davvero questa l'unica risposta possibile? Chi scrive non lo crede.


Comprendiamo bene quel senso di impotenza. Quando entri nel gioco della politica tradizionale, spesso le regole sembrano truccate. E se è giusto escludere ogni forma di lotta violenta, resta una domanda fondamentale: cos'altro ci rimane per provare a cambiare le cose, se non la partecipazione, anche fuori dagli schemi?

Chi ha vissuto sulla propria pelle il dissenso durante il periodo pandemico sa cosa significa andare controcorrente.

Ma questo messaggio va oltre quella stagione. Non vuole giudicare, né riaprire ferite. Vuole unire.

È rivolto anche a chi ha fatto scelte diverse, a chi ha creduto nel vaccino e nelle misure adottate. Perché oggi non è più una questione di "pro" o "contro".

È il momento di capire che ogni volta che qualcuno alza la voce, anche al di fuori del sistema, qualcosa si muove davvero.

Durante quei mesi difficili, ci siamo fatti sentire: in piazza, sui social, tra le persone. Non abbiamo cambiato tutto, ma qualcosa è successo. Un contro-movimento è nato. E oggi, molte delle contraddizioni di allora stanno emergendo.


I numeri parlano chiaro

  • Oltre 722.000 veneti over 18 hanno detto no al siero.
  • Con i Green Pass falsi stimati, si superano facilmente le 800.000 persone.

Persone spesso isolate, etichettate, ignorate. Ma anche coerenti, lucide, attente.

E se a questi numeri sommiamo:

  • chi si sente tradito dal mancato rispetto del Referendum sull’Autonomia,
  • chi è stanco delle promesse non mantenute dalla politica veneta,
  • chi non si riconosce più in Zaia e in questo sistema,

...allora non si tratta più di una minoranza rumorosa. Siamo potenzialmente la prima forza politica del Veneto.


Immagina questo scenario

  • 800.000 cittadini uniti.
  • Una lista fatta da persone comuni, non da politici di professione.
  • Un progetto chiaro: autonomia vera, sanità pubblica, verità sulla pandemia, tutela del territorio, identità culturale, democrazia partecipativa, neutralità internazionale.

Se anche solo una parte di questi cittadini andasse a votare con convinzione, il 31,7% delle Regionali 2020 potrebbe diventare un nuovo punto di partenza, non l’obiettivo massimo.


Non serve essere d’accordo su tutto. Serve crederci.

Crederci davvero. Perché il cambiamento parte solo se smettiamo di stare zitti.

La rivoluzione democratica che il Veneto aspetta parte da qui.

Con il tuo voto. Con la tua voce. Con il nostro megafono istituzionale.

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Il Veneto ha tutto: imprese eccellenti, lavoro, ingegno, cultura. Ma non ha una cosa fondamentale: il potere di decidere come far circolare la propria ricchezza. Per questo nasce la proposta degli Skei Veneti: una moneta complementare regionale, completamente legale, già usata in altre realtà europee e italiane, pensata per rafforzare l’economia interna del nostro territorio. Ci manca la sovranità monetaria In Italia e in Europa la moneta è nelle mani di soggetti lontani, che decidono politiche finanziarie valide per tutti... tranne che per i territori produttivi come il nostro. Senza sovranità monetaria , il Veneto produce valore ma non può trattenerlo. I soldi che girano finiscono altrove. Noi restiamo con le briciole e le promesse. E intanto la Regione resta immobile, incapace di proporre soluzioni concrete. Resistere Veneto non vuole aspettare altri vent’anni: vuole agire adesso , con strumenti legali, efficaci, territoriali Sì, è legale. E funziona già altrove La moneta complementare è perfettamente legale se utilizzata su base volontaria tra soggetti privati e pubblici. Non viola il ruolo della BCE, non sostituisce l’euro, non è una “moneta parallela”, ma un circuito di scambio interno. Ecco alcuni esempi già attivi: Sardex (Sardegna): usato da migliaia di imprese per scambiare beni e servizi senza usare euro. Chiemgauer (Baviera): moneta regionale che stimola il commercio locale e finanzia progetti sociali. WIR (Svizzera): attivo dal 1934, coinvolge oltre 60.000 aziende con un volume di scambi miliardario. Se funziona in Germania e in Svizzera, perché non in Veneto? Cos’è davvero uno Skeo? Gli Skei Veneti sono unità di scambio digitali ( o cartacee, se serve), accettate da imprese, cittadini ed enti pubblici locali c he scelgono di aderire al circuito. Non sostituiscono l’euro: lo affiancano. Non creano debito , né interessi. Non servono per pagare le tasse , ma per valorizzare gli scambi locali. Chi accetta Skei partecipa a una rete solidale, tracciata, autonoma , dove il valore rimane in Veneto e si moltiplica. Cosa prevede la proposta di legge di Resistere Veneto La proposta che abbiamo scritto prevede: la creazione del Circuito Skei Veneti , gestito da una fondazione o consorzio regionale; l’uso della moneta complementare per: - scambi tra imprese locali, - acquisti da parte dei cittadini, - servizi pubblici non tributari (musei, trasporti, fiere, eventi); la promozione di un mercato veneto a km zero , resiliente e coeso; un sistema trasparente, tracciato e sicuro , senza speculazione. Basta immobilismo, vogliamo il fare La Regione da anni parla di autonomia, ma non fa nulla. L’attuale amministrazione regionale non ha progetti strutturali per l’economia veneta, non crea circuiti alternativi, non propone visioni a medio-lungo termine. Resistere Veneto non è il movimento del lamento. Siamo il movimento del fare. Scriviamo leggi, costruiamo strumenti, proponiamo soluzioni. Gli Skei Veneti non sono una bandiera simbolica: sono un atto concreto di autonomia dal basso. La tua opinione per noi è importante! Aspettiamo una tua opinione Il cambiamento non arriva dall’alto. Si costruisce dal basso, insieme , un passo – o meglio, uno skeo – alla volta.
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