Partecipare è resistere: il voto come strumento di cambiamento in Veneto
«Se votare facesse davvero la differenza, non ce lo lascerebbero fare».
Una frase che abbiamo sentito tante volte. Eppure oggi, quasi il 50% degli italiani ha smesso di votare. Succede anche in Veneto. Una scelta che nasce da delusione, sfiducia, dalla convinzione che tanto nulla cambierà.
Ma è davvero questa l'unica risposta possibile? Chi scrive non lo crede.
Comprendiamo bene quel senso di impotenza. Quando entri nel gioco della politica tradizionale, spesso le regole sembrano truccate. E se è giusto escludere ogni forma di lotta violenta, resta una domanda fondamentale: cos'altro ci rimane per provare a cambiare le cose, se non la partecipazione, anche fuori dagli schemi?
Chi ha vissuto sulla propria pelle il dissenso durante il periodo pandemico sa cosa significa andare controcorrente.
Ma questo messaggio va oltre quella stagione. Non vuole giudicare, né riaprire ferite. Vuole unire.
È rivolto anche a chi ha fatto scelte diverse, a chi ha creduto nel vaccino e nelle misure adottate. Perché oggi non è più una questione di "pro" o "contro".
È il momento di capire che ogni volta che qualcuno alza la voce, anche al di fuori del sistema, qualcosa si muove davvero.
Durante quei mesi difficili, ci siamo fatti sentire: in piazza, sui social, tra le persone. Non abbiamo cambiato tutto, ma qualcosa è successo. Un contro-movimento è nato. E oggi, molte delle contraddizioni di allora stanno emergendo.
I numeri parlano chiaro
- Oltre 722.000 veneti over 18 hanno detto no al siero.
- Con i Green Pass falsi stimati, si superano facilmente le 800.000 persone.
Persone spesso isolate, etichettate, ignorate. Ma anche coerenti, lucide, attente.
E se a questi numeri sommiamo:
- chi si sente tradito dal mancato rispetto del Referendum sull’Autonomia,
- chi è stanco delle promesse non mantenute dalla politica veneta,
- chi non si riconosce più in Zaia e in questo sistema,
...allora non si tratta più di una minoranza rumorosa. Siamo potenzialmente la prima forza politica del Veneto.
Immagina questo scenario
- 800.000 cittadini uniti.
- Una lista fatta da persone comuni, non da politici di professione.
- Un progetto chiaro: autonomia vera, sanità pubblica, verità sulla pandemia, tutela del territorio, identità culturale, democrazia partecipativa, neutralità internazionale.
Se anche solo una parte di questi cittadini andasse a votare con convinzione, il 31,7% delle Regionali 2020 potrebbe diventare un nuovo punto di partenza, non l’obiettivo massimo.
Non serve essere d’accordo su tutto. Serve crederci.
Crederci davvero. Perché il cambiamento parte solo se smettiamo di stare zitti.
La rivoluzione democratica che il Veneto aspetta parte da qui.
Con il tuo voto. Con la tua voce. Con il nostro megafono istituzionale.