Assegno di rimpatrio: contesto e modalità di implementazione

Resistere Veneto • 28 ottobre 2025

Un piano di rimpatrio volontario per ridurre la disoccupazione, alleggerire il welfare e promuovere un rientro dignitoso nei Paesi d’origine.

Cosa intendiamo per Rimpatrio

Il Rimpatrio (in inglese “Remigration”) è l’insieme delle misure – per lo più incentivi economici e assistenza logistica – che favoriscono il rientro volontario e dignitoso dei cittadini di Paesi terzi nei loro Stati d’origine. Non va confusa con il contrasto all’immigrazione clandestina, che riguarda i flussi in entrata irregolari.

Il rimpatrio è volontario: si fonda sulla libera adesione del migrante.

Il rimpatrio è incentivato: prevede un contributo una tantum, composto da copertura dei costi di viaggio e un sostegno alla reintegrazione.

Il rimpatrio ha finalità umanitarie ed economiche: tutela la dignità delle persone e, al contempo, riduce la pressione sul mercato del lavoro e sui servizi di welfare regionali.


Il problema della disoccupazione tra gli stranieri residenti in Veneto

Uno dei dogmi del multiculturalismo imposto dall’alto negli ultimi decenni alla società europea, inclusa quella veneta, è quello che ci siano lavori che “noi non vogliamo più fare”, poiché ritenuti ingrati o poco appaganti, da cui la necessità di attingere a forza lavoro da paesi esteri.

Oltre ad essere una narrazione di stampo neocolonialista, poiché poggia sull’assunzione che un modello di società che vive della manodopera di masse indigenti provenienti da lontano sia giusto e sostenibile, questo assunto non è neppure vero, lo dicono i dati.

Nel 2024 gli ingressi in stato di disoccupazione in Veneto sono stati 147.500; la componente straniera è cresciuta del +7 % rispetto al 2023, nonostante il minimo storico del tasso di disoccupazione generale regionale (≈ 3 %).

I lavoratori extra‑UE colpiti operano prevalentemente in settori a bassa specializzazione (agricoltura, logistica, ristorazione) e risultano meno protetti nei periodi di rallentamento ciclico.

La concentrazione territoriale nei grandi poli industriali (Padova, Treviso, Vicenza) amplifica il rischio di sacche di disoccupazione cronica.


Saturazione del sistema previdenziale

Il salario medio degli stranieri in Italia è inferiore di circa 8.000 € annui a quello dei nativi; ciò comporta contributi previdenziali più bassi e minore capacità di autofinanziamento delle prestazioni.

L’Assegno di Inclusione (ADI) erogato agli inoccupati ha un importo medio di 620 €/mese (7.440 €/anno); per nuclei con affitto elevato può arrivare a 10.140 €/anno.

L’accesso ai ricongiungimenti familiari incrementa il numero di beneficiari potenziali di prestazioni sociali senza corrispondente aumento dei contributi.


Salari bassi causati dall’elevata presenza di manodopera a basso costo

Studi su dati dei distretti manifatturieri italiani mostrano che un aumento di 1.000 lavoratori immigrati poco qualificati riduce il costo del lavoro medio dello 0,1 % e può comprimere i salari degli autoctoni con bassa istruzione fino al ‑9 %.

Il differenziale salariale spinge le imprese basate sulla manodopera a basso costo a un equilibrio di bassa produttività, frenando l’innovazione e la transizione verso attività a maggior valore aggiunto.


Assegno di Rimpatrio vs Spesa previdenziale

Per valutare la convenienza economica del rimpatrio è sufficiente mettere a confronto l’esborso una tantum necessario a sostenere il rientro con la spesa corrente che la Regione (e l’INPS) sostengono per ogni beneficiario dell’Assegno di Inclusione.

Oggi un pacchetto di ritorno volontario modellato sul programma REAG/GARP costa in media fra 1.000 e 1.200 euro per adulto, comprensivi di contributo di sussistenza iniziale e biglietto aereo. Anche ipotizzando un incentivo "rafforzato" di 1.500 euro, la convenienzi rispetto l’ADI – che per un adulto solo vale 618 euro al mese e può superare 10.000 euro annui in presenza di figli e canone di locazione – arriva entro due, massimo tre mesi. Dal quarto mese in poi ogni beneficiario rimpatriato genera un risparmio netto non solo per la finanza pubblica regionale, ma anche per il bilancio nazionale, mentre alleggerisce la pressione su sanità territoriale e politiche abitative.

Tra i vantaggi che questa iniziativa può portare si annoverano:

1.  La riduzione della pressione sul welfare (NASpI, ADI, sanità territoriale).

2.  Il recupero di salari reali nei settori a bassa qualifica grazie alla minore concorrenza sul lavoro poco specializzato.

3.  Il miglioramento del clima sociale: una diminuzione delle sacche di disoccupazione urbana, principale bacino della criminalità sia “micro” che organizzata.


Attuazione

Il successo del programma dipende da una sequenza di tappe chiare e monitorabili. Qui proponiamo una possibile strada per l’attuazione:
Fase di studio dove si conducono l’analisi costi‑benefici, il repertorio delle fonti di finanziamento europee (FSE+, FEAM) e il check di coerenza normativa. 
Si avvia la sperimentazione: ogni pratica viene tracciata lungo un set ridotto di KPI: tasso di adesione, costo medio per rimpatrio, risparmio stimato su ADI e NASpI. I risultati del pilota confluiscono in un rapporto pubblico che può rimodulare gli importi‑incentivo e le procedure amministrative. 
Se gli obbiettivi del progetto pilota sono centrati, il programma viene esteso in modo progressivo a tutti i Centri per l’Impiego veneti, sino alla copertura totale.


Casi di studio significativi

L’esperienza di altri paesi e regioni dimostra che il ritorno volontario, quando ben accompagnato, produce risultati misurabili.

Germania – REAG/GARP. Il programma federale gestito da IOM ha sostenuto il rimpatrio di 10.358 persone nel 2024, riconoscendo un pacchetto di circa 1.000 euro più 200 euro di pocket money, oltre al biglietto di viaggio e all’assistenza alla reintegrazione. Gli studi del BAMF mostrano che il costo medio per beneficiario è inferiore a un terzo di quanto sarebbe stato speso in misure di sostegno al reddito o alloggiative sul territorio tedesco.

Danimarca – Repatriation Act. Dal 2018 Copenhagen offre fino a 40.000 DKK (circa 5.300 euro) a chi ritira la domanda di asilo o decide di rientrare. Tra il 2020 e il 2024 le richieste di protezione sono diminuite di circa il 45 %, segno che l’incentivo economico, unito a procedure rapide, può incidere sui flussi.

Friuli‑Venezia Giulia – Rimpatrio volontario assistito. La Regione finanzia bandi annuali che coprono fino a 100.000 euro per progetto; le prime rendicontazioni del 2023 indicano un costo pro capite intorno ai 1.000 euro, in linea con la soglia di convenienza calcolata per il Veneto. I dati definitivi sui rientri certificati sono attesi nel secondo semestre 2025 ma il modello operativo – sportello unico, voucher, accompagnamento IOM – è già considerato best practice a livello nazionale.

Il rimpatrio è dunque non solo attuabile ma anche sostenibile se pianificato in modo trasparente e supportato da partner internazionali con competenze logistiche ed umanitarie, che intendiamo coinvolgere in tale iniziativa.


Riferimenti bibliografici

  • Veneto Lavoro, Il mercato del lavoro veneto nel 2024, 2025.
  • Lavoce.info, "Lavoratori immigrati, una risorsa per demografia e finanze", 2024.
  • INPS, Osservatorio ADI e SFL, 31 dicembre 2024.
  • Ministero dell’Interno, Nulla osta al ricongiungimento familiare, 2024.
  • Brunello G. et al., "Does Low‑Skilled Immigration Increase Profits?", IZA DP 12226, 2019.
  • Borjas G., Immigration and the Labour Market, various studies, 2018‑2021.
  • IOM/BAMF, REAG/GARP – Programmes, 2025.
  • Danish Return Agency, Repatriation Support, 2024.
  • Regione FVG, Rientri volontari assistiti – immigrazione, 2024.

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