Venezia e l’Over-Tourism: quando la città muore di successo

Roberto Agirmo • 29 ottobre 2025

Perché la soluzione passa da un nuovo modello di autonomia e da una riforma del turismo in tutto il Veneto

Negli ultimi anni, il termine overtourism è diventato sinonimo di un paradosso: quando il turismo, da risorsa, diventa minaccia.
A Venezia questo paradosso è ormai quotidiano. Milioni di visitatori ogni anno, calli congestionate, affitti alle stelle, negozi di prossimità sostituiti da souvenir.
Da città più fragile del mondo rischia di diventare un parco a tema senz’anima.


Ma Venezia non è solo una città in difficoltà: è un simbolo di come l’assenza di governo del turismo e delle risorse locali possa trasformare un patrimonio universale in un organismo stanco.
Per salvarla, non basta parlare di turismo. Serve parlare di
autonomia, finanza locale e poteri speciali.


Cos’è l’Over-Tourism

L’overtourism è l’effetto di un eccesso di flussi rispetto alla capacità di carico del territorio.
Non è un problema di quantità, ma di
sproporzione: quando le persone, le infrastrutture e l’ambiente non riescono più a sostenere il peso della visita.


Le conseguenze sono evidenti:

  • Spopolamento e perdita di residenti.
  • Degrado urbano e ambientale.
  • Monocultura economica del “mordi e fuggi”.
  • Erosione della qualità del lavoro e della vita.


Venezia è l’esempio più drammatico: meno di 48.000 abitanti nel centro storico, oltre 25 milioni di visitatori l’anno.
Un equilibrio impossibile che trasforma la città in una cartolina abitata solo per poche ore al giorno.


Come il mondo ha reagito

Molte città turistiche nel mondo hanno scelto la via della governance forte:

  • Barcellona ha deciso di revocare tutte le licenze Airbnb entro il 2028.
  • Amsterdam ha limitato gli affitti brevi a 30 giorni l’anno.
  • Dubrovnik monitora in tempo reale gli accessi al centro storico e li blocca quando si supera la soglia.
  • Bhutan applica una tassa giornaliera di 100 dollari per selezionare un turismo di qualità.


Il principio è chiaro: non esiste turismo sostenibile senza limiti, regole e strumenti di governo locale.


Venezia: tra over-tourism e mancanza di poteri

Da decenni Venezia subisce, più che gestire, il turismo.
La città dipende da normative nazionali pensate per contesti urbani ordinari, non per un organismo unico al mondo che vive sull’acqua, con costi di manutenzione, trasporti e logistica infinitamente più alti.


Ed è proprio qui che si inserisce la proposta dell’on. Andrea Martella (PD): un disegno di legge costituzionale per attribuire a Venezia uno statuto speciale, modificando l’articolo 114 della Costituzione — quello che definisce la natura degli enti territoriali.


Martella propone di riconoscere Venezia come ente autonomo a statuto speciale, con potestà legislativa in materie strategiche: turismo, governo del territorio, tutela ambientale, edilizia, trasporti e commercio.
L’idea è semplice e potente: non si possono affrontare problemi straordinari con strumenti ordinari.


L’altra faccia della questione: l’autonomia finanziaria

Anche se la proposta Martella non tocca direttamente l’articolo 119 della Costituzione (quello sull’autonomia finanziaria di comuni e regioni), il nodo delle risorse resta centrale.
Un’autonomia “senza finanza” sarebbe solo nominale.


Oggi Venezia affronta spese straordinarie — dal moto ondoso alla manutenzione della laguna, dai servizi pubblici al costo della vita — con entrate ordinarie da comune medio.


Ecco perché la riforma istituzionale deve accompagnarsi a
nuovi strumenti di gestione economica e fiscale:

  • compartecipazione ai tributi generati dal turismo,
  • fondi vincolati alla manutenzione lagunare,
  • capacità di trattenere una parte del gettito prodotto sul territorio.


In sostanza: Venezia deve poter autofinanziare la propria sopravvivenza.
Un principio pienamente coerente con l’art. 119 della Costituzione, che parla di autonomia di entrata e spesa, ma che oggi resta inapplicato nei fatti.


Il doppio standard: Roma sì, Venezia no

E qui nasce l’assurdo politico.
Poche settimane fa il Parlamento ha
votato una legge che concede a Roma Capitale maggiori forme di autonomia, con competenze speciali e poteri rafforzati.
Una riforma approvata anche
con il voto favorevole dei parlamentari veneti, compreso l’attuale candidato presidente Alberto Stefani.


Roma ha ottenuto la sua autonomia in nome della “specificità”, e nessuno ha gridato allo scandalo.
Ma quando il Veneto — che otto anni fa ha chiesto la stessa cosa con un referendum — chiede di attuare l’articolo 116 della Costituzione,
il silenzio è assordante.


Due pesi, due misure.
Per Roma, autonomia concessa per legge.
Per Venezia e il Veneto, promesse e rinvii.


Questa è la vera ingiustizia istituzionale del nostro Paese: chi grida all’unità nazionale solo quando si tratta di negare autonomia al Nord, ma la dimentica quando serve a consolidare privilegi al centro.


La visione di Resistere Veneto: riformare il turismo per salvare Venezia e il Veneto

La proposta Martella riporta al centro un tema che Resistere Veneto ha già messo nero su bianco nel proprio programma:
Venezia non si salva isolandola, ma
ristrutturando tutto il modello turistico regionale.

Ecco come:

  1. Stop al turismo “mordi e fuggi”
    Introduzione della
    Quota Giornaliera Programmata (QGP) per i day-tripper nei picchi stagionali.
    Prenotazione e contributo dinamico per gestire flussi e finanziare pulizia e sicurezza.
  2. Prima la residenza
    Regole sugli affitti brevi: massimo una unità turistica per proprietario, tetto notti/anno e incentivi a chi affitta a lungo termine ai lavoratori del turismo.
  3. No alle mega-navi
    Approdi off-lagunari, tender ecologici e
    Fondo Laguna finanziato da proventi portuali.
  4. Lavoro e dignità
    Credito d’imposta per chi crea alloggi per stagionali e lotta al caporalato nel turismo.
  5. Marketplace pubblico “Veneto Experience”
    Un portale unico per le PMI, le guide e gli operatori locali, riducendo la dipendenza dalle OTA internazionali.
  6. Trasporti integrati
    Biglietto unico treno-bus-vaporetto e
    Rotte Blu tra costa e laguna con mezzi a basso impatto.
  7. Formazione e qualità
    Accademia dei Mestieri dell’Ospitalità e marchio “Veneto Qualità” per chi lavora bene e in modo sostenibile.
  8. Stagionalità intelligente
    Eventi, voucher e turismo esperienziale nelle stagioni basse per riequilibrare i flussi.


Autonomia speciale e riforma regionale: due facce della stessa medaglia

Lo statuto speciale per Venezia può essere una grande opportunità, ma solo se inserito in una strategia veneta più ampia.
Serve un Veneto che coordini, valorizzi e differenzi il turismo: montagna, costa, terme, borghi, enogastronomia e città d’arte devono formare
un ecosistema turistico integrato, non una concorrenza interna.


Venezia, in questo quadro, può diventare la capitale di un turismo diffuso e consapevole, non più il simbolo dell’eccesso.


L’autonomia come chiave costituzionale rimasta sospesa

Tutto questo, però, potrà diventare realtà solo con la piena attuazione dell’autonomia prevista dalla Costituzione, cioè le maggiori forme e condizioni di autonomia territoriale sancite dall’articolo 116, terzo comma, e dall’articolo 119.


È l’autonomia che il Veneto ha chiesto a gran voce nel referendum del 2017, e che lo Stato continua a rinviare.
Un’autonomia che non divide, ma responsabilizza.
Che non isola, ma valorizza.
Che restituisce ai territori la possibilità di
governare le proprie risorse, trattenere il proprio residuo fiscale e scegliere il proprio futuro.


Se Roma può avere la sua autonomia per legge, Venezia e il Veneto devono poter avere la loro per diritto.
Non per privilegio, ma per giustizia costituzionale.


Da Venezia al Veneto: il turismo come bene comune

L’obiettivo non è chiudere le porte ai turisti, ma riaprire la città ai residenti.
Il turismo deve tornare a essere
un’opportunità di vita, non una forma di esproprio.


Solo un Veneto che coordina le proprie politiche può salvare Venezia:

  • ridistribuendo i flussi,
  • valorizzando i territori minori,
  • sostenendo il lavoro e la qualità,
  • e difendendo l’identità delle sue città.



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Resistere Veneto — Perché autonomia, responsabilità e identità sono le vere fondamenta di un turismo che fa vivere le comunità, non le consuma.

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