Accendiamo la moneta del Veneto: sovranità economica, basta elemosine

Francesca Salvador • 11 novembre 2025

Dal credito d’imposta cedibile alle banche pubbliche regionali: le chiavi per riaccendere l’economia reale e costruire un Veneto davvero autonomo.

rappresentazione del veneto come un povero che chiede la carità

Primo punto: guardiamo in faccia il sistema.


Se non analizziamo come funziona davvero l’economia, continueremo a rincorrere emergenze. La crisi non è “sfortuna”: è la somma di meccanismi che da anni drenano risorse dal territorio. La domanda, quindi, non è “chi verrà a salvarci?”, ma
cosa facciamo noi, adesso. Perché una cosa è certa: nessuno verrà a salvarci. O ci mettiamo in moto noi (buona volontà, maniche rimboccate) oppure resteremo a galleggiare.


La parola che a molti dà l’orticaria ma che salva la pelle è una: sovranità.


Non si richiede per cortesia, non arriva via PEC e non te la certifica un timbro:
la si esercita.

O ti alzi e decidi, o qualcuno decide al posto tuo. Tradotto: o sovrani o sudditi. Tertium non datur.

E la sovranità, oggi, passa anzitutto da come circola la moneta.


Moneta: il vero interruttore della vita quotidiana

Non esiste aspetto della nostra vita che non sia mediato dal denaro. Senza liquidità non si investe, non si assume, non si innova, non si sostiene una famiglia. Eppure viviamo dentro un paradosso: crediamo che la moneta “esista già” e che vada solo “trovata”. In realtà, gran parte del denaro viene creato da soggetti privati (leggi Banche) nel momento in cui erogano credito, e noi lo restituiamo con interessi.

Risultato? Doppio cappio:

  • da un lato il debito pubblico, su cui paghiamo tasse e interessi;
  • dall’altro il debito privato, perché dentro ogni prezzo che paghiamo c’è anche il costo del finanziamento d’impresa (uno studio ha accertato che per ogni bene da noi acquistato, dal 40 al 50% del prezzo è costituito dalla filiera degli interessi)

Doppia rata di sudditanza. Paghi come contribuente (debito pubblico) e ripaghi come acquirente (debito privato incorporato nei prezzi). Un giochino elegante: paghi due volte e ringrazi.


La via d’uscita: creare valore che resta in Veneto

La moneta può essere creata anche dagli enti pubblico: Stato, Regioni, Comuni. Non per “stampare a casaccio”, ma per finanziare opere utili, sostenere filiere locali, accelerare lo scambio economico dove l’euro non arriva in modo capillare o tempestivo.


È qui che propongo due strumenti concreti:

Una Moneta Regionale Veneta

  • Non sostituisce l’euro: lo affianca.
  • Basata sul credito d’imposta regionale cedibile: non una nuova valuta, è uno strumento fiscale per sostenere l’economia reale.
  • Circola solo in Veneto e torna in Veneto: serve a trattenere il valore creato da famiglie e imprese, invece di farlo scivolare fuori lungo filiere troppo lunghe.
  • Emissione disciplinata: legata a beni e servizi reali, con limiti anti-speculativi e regole chiare per adesione, plafond e utilizzi.


Banche Pubbliche Regionali

  • Un’infrastruttura creditizia che rimetta l’economia reale al centro, con orizzonti di sostegno a Micro PMI, artigiani, agricoltura, turismo, innovazione.
  • Non stiamo parlando di fantascienza. La Germania lavora da decenni con le sue Sparkassen, banche pubbliche radicate nei territori, che in momenti critici hanno immesso liquidità direttamente nell’economia senza dover elemosinare fondi esterni.
  • Obiettivo: fare interessi del Veneto, non di investitori speculativi lontani dal territorio.


Perché serve al Veneto (adesso)

  • Autonomia di manovra: la Regione deve poter incidere e investire senza dipendere ad ogni passo da tavoli lontani.
  • Valore che resta: ogni euro (e ogni unità di moneta regionale) speso fa più giri in casa, aumentando il moltiplicatore locale.
  • Qualità della vita: quando liquidità e decisioni sono vicine, servizi e opportunità migliorano.
  • Negoziare col governo centrale: trattenere quote di vantaggi fiscali generati dal circuito e reinvestirli su famiglie e PMI.


Conclusione: chi decide per il Veneto?

Se vogliamo autonomia vera, servono strumenti veri. Una moneta regionale emessa dalla Regione e banche pubbliche regionali non sono slogan, sono chiavi di accensione dell’economia reale.

Significa ossigeno per le imprese, potere d’acquisto per le famiglie, progetti che partono senza elemosinare permessi all’infinito.


La domanda finale (quella che non puoi dribblare)

Vogliamo continuare a fare i bilanci della speranza o iniziare a fare politiche del valore?
Una moneta regionale
emessa dalla Regione e banche pubbliche regionali non sono bandierine: sono chiavi. O le giriamo adesso, o restiamo nell’atrio a guardare la porta chiusa.


Io ho scelto: sovranità operativa. Chi viene?

Riferimenti Normativi:

  1. Manuale del Deficit e del Debito Pubblico dell’UE (MGDD, agg. 2022, cap. 2.2.2.4.3 e seguenti): prevede l’utilizzo di crediti d’imposta cedibili e senza scadenza per finanziare investimenti pubblici.
  2. Costituzione Italiana:
    Art. 117: le Regioni hanno autonomia legislativa e fiscale.
    Art. 119: le Regioni stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri.
  3. D.Lgs. 446/1997, art. 16: conferisce alle Regioni il potere di modifica delle tasse regionali IRAP.
  4. D.Lgs. 68/2011, art. 2 e L. 42/2009: introducono il principio di federalismo fiscale e la potestà tributaria regionale.
  5. Decreto Rilancio n. 34/2020: primo utilizzo in Italia del credito d’imposta cedibile a tutti, comprese banche e intermediari finanziari.
  6. Report “Il futuro della competitività europea” (M. D., 2024): evidenzia la trasferibilità dei crediti d’imposta come fattore di maggiore attrattività per aziende e investitori.

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