Questione Settentrionale: giustizia, non egoismo
Cos'è davvero la "Questione Settentrionale"?
Da anni, il Nord Italia vive un paradosso: contribuisce in misura enorme al bilancio dello Stato, ma riceve in cambio meno di quanto versa. Questo squilibrio ha un nome preciso: residuo fiscale.
Significa che ogni anno regioni come Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte versano miliardi di euro più di quanto ricevono in termini di servizi, infrastrutture e investimenti statali. Una redistribuzione forzata che, anziché generare efficienza nel resto del Paese, alimenta sprechi e sistemi pubblici inefficaci.
Il nodo cruciale: il residuo fiscale
Il residuo fiscale rappresenta la differenza tra quanto una regione paga allo Stato centrale e quanto riceve indietro. Alcuni esempi emblematici:
- Lombardia: +56 miliardi di euro annui (oltre 5.600 euro pro capite). Il residuo fiscale più elevato d'Italia.
- Veneto: +15 miliardi di euro annui (circa 3.100 euro pro capite). Regione pesantemente penalizzata.
- Emilia-Romagna: +12 miliardi di euro annui (circa 2.700 euro pro capite). Una regione ben amministrata.
- Piemonte: +6 miliardi di euro annui (circa 1.500 euro pro capite). Considerata una "zona cuscinetto".
- Campania: -10 miliardi di euro annui (circa -1.700 euro pro capite). Alta inefficienza.
- Calabria: -8 miliardi di euro annui (circa -2.200 euro pro capite). Forte assistenzialismo.
Secondo fonti come la Corte dei Conti, ISTAT e CGIA di Mestre, il Veneto perde ogni anno circa 15 miliardi di euro. Tradotto: ogni cittadino veneto perde oltre 3.000 euro l'anno. In dieci anni, parliamo di 150 miliardi complessivi.
Dove finiscono queste risorse?
Gran parte dei fondi viene destinata a:
- sostenere servizi pubblici inefficienti in regioni con bilanci cronicamente in rosso;
- mantenere apparati burocratici centrali ridondanti;
- alimentare sistemi politici regionali basati su logiche clientelari e scarsamente virtuose.
Una questione politica, prima ancora di economica
Il problema non è solo nei numeri, ma nelle scelte politiche:
- lo Stato centrale accentra risorse senza migliorarne l'efficacia;
- le regioni del Nord non possono decidere come usare i fondi che producono;
- la Costituzione (art. 116.3) prevede l'autonomia differenziata, ma resta inapplicata;
- le classi dirigenti, inclusa quella veneta, non hanno esercitato reale pressione.
Sette anni dopo il referendum sull'autonomia, la giunta Zaia è rimasta in silenzio. E nulla è cambiato.
La posizione di Resistere Veneto
Resistere Veneto crede in un'Italia più giusta, dove la solidarietà non sia sinonimo di spreco:
- solidarietà sì, ma con responsabilità;
- autonomia reale per il Veneto;
- criteri di spesa statale rivisti: chi riceve deve dimostrare efficienza;
- stop all'immobilismo politico.
Nel pieno rispetto della legalità e della Costituzione, Resistere Veneto promuove anche forme di mobilitazione popolare, perché il cambiamento ha bisogno di voce e coraggio
Conclusione: l'equilibrio è giustizia, non egoismo
La Questione Settentrionale non è una pretesa egoistica, ma un richiamo all'equilibrio e all'efficienza. Nessuna nazione può crescere se punisce i territori produttivi e premia quelli inefficienti.
Il Veneto ha già dato troppo. Ora chiede soltanto rispetto.