Il Nordest è in trappola: vent’anni di narrazione non possono più nascondere il declino
Un’analisi dei dati che smentiscono il modello Veneto e spiegano perché serva una forza politica autonoma, competente e libera dai giochi di potere.

Sia chiaro: non siamo più in campagna elettorale.
Non stiamo parlando per conquistare voti o screditare qualcuno.
Qui stiamo facendo un'analisi razionale, basata su dati pubblicati da un giornale che — inutile girarci attorno — è sempre stato considerato vicino alle posizioni della Regione Veneto.
Eppure, proprio da quelle colonne emergono parole pesantissime: il Nordest è in trappola, rischia il declino, perde competitività, perde giovani, perde futuro.
Non lo diciamo noi.
Lo dice un sistema che per vent’anni ha sostenuto, coccolato e presentato come infallibile la guida politica del Veneto.
Ed è questo l’aspetto più clamoroso.
LE CRITICITÀ (quelle vere) CHE EMERGONO DALL’ARTICOLO
Il Nordest non cresce più.
- Le imprese sono schiacciate tra burocrazia, mancanza di infrastrutture e una politica incapace di visione.
- Il territorio non attrae più giovani, anzi li perde.
- Gli investimenti pubblici sono insufficienti e frammentati.
- La classe dirigente è considerata ferma, autoreferenziale, priva di una strategia industriale moderna.
- Il divario con i Paesi più avanzati dell’UE aumenta.
- Le trasformazioni globali vengono subite, mai anticipate.
- Il Veneto non innova, non programma, non pianifica.
Il risultato?
Quella che per decenni è stata chiamata la Ferrari d’Italia, oggi viene descritta come un territorio in declino strutturale, incapace di adattarsi.
COME SIAMO FINITI QUI?
Ci sono vent’anni di storia da raccontare.
E in questi vent’anni il Veneto è stato guidato politicamente da un’unica persona.
Per vent’anni è stata costruita l’immagine di un “governatore modello”: il bravo veneto, l’uomo sorridente con l’aura intoccabile.
Una narrazione perfetta: rassicurante, paternalistica, identitaria.
Ma dietro la patina, i problemi non sono spariti.
Sono solo stati coperti.
Per anni:
- scandali e fallimenti che hanno attraversato il Veneto — dal Mose ai PFAS, dalla Pedemontana alle crisi bancarie, fino all’espansione incontrollata del Prosecco e ad alcune vicende offshore legate a collaboratori e ambienti vicini alle istituzioni — non hanno mai prodotto responsabilità politiche chiare;
- il Veneto ha continuato a correre con il freno a mano tirato, mentre la giunta costruiva eventi, narrazioni e folclore;
- mentre tutto sembrava perfetto, nessuno vedeva il deragliamento lento ma costante della nostra Regione.
La locomotiva del Nordest, sotto questa gestione, non ha accelerato:
ha sbandato.
E oggi ci ritroviamo con una Regione guidata da un giovane burocrate teleguidato da Roma, mentre il vecchio capo probabilmente si prepara al salto nazionale, magari proprio dopo le Olimpiadi.
IL NODO POLITICO VERO
Il problema non è morale.
Non è personale.
Non è ideologico.
Il problema è:
- la dipendenza da Roma,
- la mancanza di autonomia,
- la totale assenza di visione,
- la sottomissione politica,
- il conformismo della stampa,
- l’assenza di un progetto per il futuro.
Il Veneto ha vissuto per troppi anni nella narrazione delle luci di Natale: illuminare ciò che appare bello, nascondere ciò che non funziona.
Ma una strada illuminata non è una strada migliore se rimane piena di buche.
LA PROPOSTA DI RESISTERE VENETO
Il Veneto non può più permettersi folklore politico.
Serve una cura da cavallo.
Serve una classe dirigente:
- indipendente da Roma,
- competente,
- pragmatica,
- coraggiosa.
Serve una forza che non sia parte dei giochi di potere.
Serve una forza che dica le cose come stanno, senza paura.
E questa forza oggi esiste: Resistere Veneto.
Noi chiediamo solo una cosa:
Aiutateci a crescere. Aiutateci a portare il Veneto fuori dalla trappola.
Abbiamo bisogno di un movimento regionale forte, competente, indipendente, libero.
Perché se non costruiamo un’alternativa autonoma e radicata, il futuro del Veneto lo decideranno sempre altri: a Roma, nei ministeri, o nei salotti della politica di professione.
Noi vogliamo restituire dignità, autonomia e futuro al nostro territorio.
Il tempo delle illusioni è finito.
È il tempo di Resistere.

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